sabato 27 febbraio 2010
Apertura della Porta Santa della Cattedrale di Santiago di Compostela
L'Anno Santo Compostelano sarà un “tempo speciale di grazia e perdono”, di rinnovamento spirituale e un'occasione per incontrare Cristo.
È quanto ha scritto Benedetto XVI in un messaggio inviato alla vigilia di questa “grande perdonanza”, inaugurata nel pomeriggio del 31 dicembre con l’apertura della Porta Santa della Cattedrale di Santiago di Compostela.
L’Anno Santo 2010 è il 119° di una storia secolare iniziata nel 1120 con il papa Callisto II che concesse a Compostela il privilegio di poter convocare un “Anno Santo” ogniqualvolta la festa di San Giacomo - il 25 luglio - fosse caduta di domenica, offrendo al contempo ai pellegrini la possibilità di lucrare l’indulgenza plenaria. Successivamente, nel 1179, il Papa Alessandro III confermò il privilegio con la bolla “Regis Aeterni”.
In vista del secondo Giubileo Compostellano del Terzo Millennio – il primo si tenne nel 2004, mentre il prossimo cadrà nel 2021 - l'Arcivescovo di Santiago di Compostela, Mons. Barrio Barrio, ha rivolto ai fedeli diocesani la Lettera Pastorale “Pellegrini della Fede e testimoni del Cristo risorto”, nella quale si ispira al racconto di Emmaus per spiegare il significato dell’Anno Santo, lo spirito e il posto del pellegrinaggio nell’ambito della vita di fede del credente.
Durante il solenne rito, il corteo liturgico è uscito dalla Cattedrale e si è diretto verso la Piazza “de la Quintana”, accompagnato dal suono di oltre mille campane delle chiese diocesane.
Nella stessa piazza, il Nunzio apostolico in Spagna, l’Arcivescovo Renzo Fratini, ha letto il messaggio del Santo Padre per l’inizio dell’Anno giacobeo. Successivamente, Mons. Barrio ha aperto la Porta Santa, battendo tre colpi contro il muro di pietra. Lo stesso Arcivescovo ha quindi varcato per primo la Porta, detta anche “Porta del Perdono”.
Il tema dell’Anno giacobeo, “Pellegrinando verso la luce”, ha rilevato il Papa, propone una “chiamata evangelizzatrice per le donne e gli uomini di oggi, ricordando il carattere essenzialmente pellegrinante della Chiesa e del cristiano in questo mondo”.
Questo evento giubilare, ha aggiunto, sarà un’occasione per i non credenti di incontrare “Colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita”. Nel Cammino compostelano, prosegue il messaggio, “si contemplano nuovi orizzonti che ci fanno riflettere sulle angustie della propria esistenza”. “Questa – ha esortato il Papa – è la vera meta, la grazia che il semplice percorso materiale del Cammino non può raggiungere da se stesso” e che porta “il pellegrino a convertirsi in testimone di Cristo” nostra “speranza imperitura di salvezza”.
Per questo, Benedetto XVI ha invitato tutti i pellegrini che si recheranno a Santiago a “far fruttificare le suggestive esperienze di fede, carità e fraternità” che incontreranno lungo la strada e a vivere il Cammino “soprattutto interiormente, lasciandosi interrpellare dalla chiamata che il Signore” rivolge ad ognuno di noi.
giovedì 18 febbraio 2010
IL PELLEGRINAGGIO
magliette da indossare giunti a Santiago
Il pellegrinaggio è uno dei gesti più antichi del genere umano, per quanto ci è dato di ripercorrere con lo sguardo la sua storia. Sempre di nuovo l’uomo si rimette in cammino, per uscire dall’abitudine della vita quotidiana, per prendere le distanze dalle solite cose, per diventare libero. Questo impulso continua ancora a farsi sentire in quel fratello profano e più tardo del pellegrinaggio che è il turismo. Esso continua a muovere gli uomini: fiumane di turisti e di girovaghi si riversano incessantemente per le vie del nostro continente: l’uomo ha il presentimento di non essere del tutto a casa.
Ma il pellegrinaggio deve essere qualcosa di più che puro e semplice turismo. Vorrei dire: esso deve realizzare ciò cui mira anche il turismo, in una forma migliore, più fondamentale e più pura. Per questo gli sono essenziali per un verso una maggiore semplicità, per l’altro una più grande tenacia.
Del pellegrinaggio è propria quella semplicità che accetta la nostra condizione di pellegrini. Se infatti vogliamo godere dappertutto del medesimo standard di consumi e del medesimo stile di vita, possiamo girare il mondo quanto vogliamo: resteremo sempre chiusi in casa nostra. Potremo sperimentare davvero qualcosa “d’altro” soltanto quando saremo diventati diversi e vivremo in un altro modo: se, nella semplicità della fede, torneremo a essere intimamente pellegrini, uomini in camino.
Qui entra in gioco l’intima e profonda tenacia della fede. Il pellegrinaggio non si interessa delle bellezze naturali o di particolari esperienze vissute, che poi, a dire il vero, non ci fanno affatto uscire da noi per entrare in una reale novità. L’obbiettivo del pellegrinaggio non è in ultima istanza il godersi lo spettacolo della bellezza, bensì rompere il proprio guscio e mettersi in relazione con il Dio vivente. Noi cerchiamo di conseguirlo visitando i luoghi della storia della salvezza. Le loro vie, quelle interori, che passano per i cuori, e quelle fisiche, variamente lastricate e agevoli, non sono tracciate in direzioni arbitrarie o senza costrutto. Noi girovaghiamo, per dir così, nella geografia della storia di Dio: là dove egli stesso ha posto i suoi cartelli indicatori. E siamo in cammino alla volta di un luogo che ci è già stato segnalato, non verso una località che cerchiamo da noi.
Entrando nella storia di Dio e prestando attenzione ai segnali che la Chiesa – per la potenza della sua fede – ha predisposto, noi andiamo anche gli uni verso gli altri. Divenendo pellegrini, abbiamo la possibilità di godere ancor meglio di ciò che il turismo cerca: il diverso, il distacco dalle cose, la libertà , un incontro più profondo con la realtà e con le persone.
Vorrei perciò raccomandare di cuore che abbiamo a vivere il pellegrinaggio proprio come pellegrinaggio, e di non lasciare che esso si riduca a una gita o a un viaggio di piacere. Che esso non sia un puro e semplice partire, quanto piuttosto un entrare nella storia che Dio ha tracciato con l’uomo: immedesimandoci con i “segnali” della salvezza che egli ha collocato per noi lungo la via, e con quella semplicità che è uno dei tratti essenziali della fede. Solo allora questo pellegrinaggio diventerà un’esperienza vissuta grande e durevole.
JOSEPH RATZINGER
Omelie romane 24 maggio 1983
Il pellegrinaggio è uno dei gesti più antichi del genere umano, per quanto ci è dato di ripercorrere con lo sguardo la sua storia. Sempre di nuovo l’uomo si rimette in cammino, per uscire dall’abitudine della vita quotidiana, per prendere le distanze dalle solite cose, per diventare libero. Questo impulso continua ancora a farsi sentire in quel fratello profano e più tardo del pellegrinaggio che è il turismo. Esso continua a muovere gli uomini: fiumane di turisti e di girovaghi si riversano incessantemente per le vie del nostro continente: l’uomo ha il presentimento di non essere del tutto a casa.
Ma il pellegrinaggio deve essere qualcosa di più che puro e semplice turismo. Vorrei dire: esso deve realizzare ciò cui mira anche il turismo, in una forma migliore, più fondamentale e più pura. Per questo gli sono essenziali per un verso una maggiore semplicità, per l’altro una più grande tenacia.
Del pellegrinaggio è propria quella semplicità che accetta la nostra condizione di pellegrini. Se infatti vogliamo godere dappertutto del medesimo standard di consumi e del medesimo stile di vita, possiamo girare il mondo quanto vogliamo: resteremo sempre chiusi in casa nostra. Potremo sperimentare davvero qualcosa “d’altro” soltanto quando saremo diventati diversi e vivremo in un altro modo: se, nella semplicità della fede, torneremo a essere intimamente pellegrini, uomini in camino.
Qui entra in gioco l’intima e profonda tenacia della fede. Il pellegrinaggio non si interessa delle bellezze naturali o di particolari esperienze vissute, che poi, a dire il vero, non ci fanno affatto uscire da noi per entrare in una reale novità. L’obbiettivo del pellegrinaggio non è in ultima istanza il godersi lo spettacolo della bellezza, bensì rompere il proprio guscio e mettersi in relazione con il Dio vivente. Noi cerchiamo di conseguirlo visitando i luoghi della storia della salvezza. Le loro vie, quelle interori, che passano per i cuori, e quelle fisiche, variamente lastricate e agevoli, non sono tracciate in direzioni arbitrarie o senza costrutto. Noi girovaghiamo, per dir così, nella geografia della storia di Dio: là dove egli stesso ha posto i suoi cartelli indicatori. E siamo in cammino alla volta di un luogo che ci è già stato segnalato, non verso una località che cerchiamo da noi.
Entrando nella storia di Dio e prestando attenzione ai segnali che la Chiesa – per la potenza della sua fede – ha predisposto, noi andiamo anche gli uni verso gli altri. Divenendo pellegrini, abbiamo la possibilità di godere ancor meglio di ciò che il turismo cerca: il diverso, il distacco dalle cose, la libertà , un incontro più profondo con la realtà e con le persone.
Vorrei perciò raccomandare di cuore che abbiamo a vivere il pellegrinaggio proprio come pellegrinaggio, e di non lasciare che esso si riduca a una gita o a un viaggio di piacere. Che esso non sia un puro e semplice partire, quanto piuttosto un entrare nella storia che Dio ha tracciato con l’uomo: immedesimandoci con i “segnali” della salvezza che egli ha collocato per noi lungo la via, e con quella semplicità che è uno dei tratti essenziali della fede. Solo allora questo pellegrinaggio diventerà un’esperienza vissuta grande e durevole.
JOSEPH RATZINGER
Omelie romane 24 maggio 1983
LA CREDENZIALE LA COMPOSTELLA
Credenziale
Il pellegrino, oltre che attraverso l'abbigliamento caratteristico, viene riconosciuto e accompagnato sempre da un documento particolare: la credenziale. La credenziale testimonia il cammino compiuto, ma fatto ancora più importante, racconta di noi come pellegrini. Dice, a chi la prende in mano per metterci il timbro e per accoglierci, che un giorno, alla partenza, abbiamo chiesto una benedizione e abbiamo fatto una promessa.
Con questo documento, chi lo ha rilasciato certifica che il nostro cammino si svolge devotionis causa.
La credenziale è un documento redatto dalle realtà ecclesiali che possono certificare lo status di pellegrino, e rilasciato alla persona che intende partire per compiere un pellegrinaggio devotionis causa ovvero un pellegrinaggio cristiano ad una meta santa per devozione, per voto o per ricerca spirituale e preghiera.
L'uso di tale strumento permette al pellegrino di essere riconosciuto tale e come tale essere accolto cristianamente. Tutto questo non è mai cambiato nel corso della storia. Credenziali medioevali e credenziali moderne hanno sempre la medesima funzione. Chi rilascia la credenziale attesta che il portatore è un pellegrino e chiede ai fratelli in Cristo che lo incontreranno di accoglierlo. Attraverso la credenziale si crea quindi anche un legame di mutuo soccorso che valica il mero riconoscimento. Essa porta tra le righe il messaggio cristiano
APITULUM hujus Almae Apostolicae et Metropolitanae Ecclesiae Compostellanae sigilli Altaris Beati Jacobi Apostoli custos, ut omnibus Fidelibus et Peregrinis ex toto terrarum Orbe, devotionis affectu vel voti causa, ad limina Apostoli Nostri Hispaniarum Patroni ac Tutelaris SANCTI JACOBI convenientibus, authenticas visitationis litteras expediat omnibus et singulis praesentes inspecturis, notum facit:
[nome]
hoc sacratissimum Templum pietatis causa devote visitasse. In quorum fidem praesentes litteras, sigillo ejusdem Sanctae Ecclesiae munitas, ei confero.
Datum Compostellae die ... mensis .. anno Dni ...
LA COMPOSTELLA
Secretarius Capitularis »
« IL CAPITOLO della Santa Apostolica Chiesa Cattedrale Compostellana, custode del sigillo dell'altare di San Giacomo apostolo, per tutti i fedeli e pellegrini che quivi giungono da qualsiasi luogo dell'orbe terracqueo con attitudine devozionale o per causa di un voto o di una promessa fino alla tomba dell'Apostolo SAN GIACOMO, nostro Patrono e Protettore della Spagna, rende noto a tutti coloro che esaminano questo documento che:
[nome]
ha visitato devotamente questo santissimo tempio con sentimento cristiano. In fede di ciò, io gli rilascio il presente documento munito del sigillo di questa Santissima Chiesa.
Dato a Santiago de Compostella, il giorno ... mese ... anno del Signore ...
Il Segretario del Capitolo »
(Testo ufficiale della Compostella)
La Compostela è un documento religioso redatto in latino rilasciato dall'autorità ecclesiastica di Santiago de Compostela.
Certifica il compiuto pellegrinaggio alla tomba dell' Apostolo San Giacomo.
Nel medioevo era un documento molto importante, perché il pellegrinaggio era una forma legata allo scioglimento di voti o alla penitenza di peccati molto gravi. In alcuni casi il pellegrinaggio era anche una pena civile, cioè il condannato veniva allontanato dalla comunità nella quale aveva commesso reati e riammesso solo dopo aver compiuto un pellegrinaggio di conversione.
Condizioni per il rilascio della Compostela
Il certificato può essere rilasciato solo a chi abbia percorso il Cammino per motivi strettamente religiosi e spirituali e che presenti una Credenziale che riporti testimonianze scritte (di solito timbri) che attestino un percorso di almeno cento chilometri (200 se si è in bicicletta).
dell’accoglienza. Chi la rilascia chiede che il pellegrino che la porta sia ospitato come un fratello e, contemporaneamente, s’impegna ad accogliere e ospitare come fratelli tutti gli altri pellegrini che verranno con la credenziale. È un documento antico, come il pellegrinaggio e la comunità cristiana. Chi rilascia la credenziale è responsabile della presentazione e il pellegrino a cui tale credenziale è stata rilasciata deve comportarsi come persona meritevole della fiducia che gli è stata accordata.
Per questo motivo è importante che chi rilasciata la credenziale possa conoscere il pellegrino e il suo vero desiderio di pellegrinaggio. L’incontrarlo e ascoltarlo è preludio necessario al rilascio del documento di presentazione.
La credenziale poi non è vincolata ad un solo cammino, ma viene rilasciata di volta in volta per quella meta verso cui si rivolge il pellegrino in partenza. Essa definisce chiaramente verso quale santuario sta andando il pellegrino in quel momento. Questo perché il pellegrino non è un vagabondo che passa da luogo a luogo, ma ha una meta chiara nel pellegrinaggio che ha deciso di intraprendere, e questo viene scritto sulla credenziale.
Il pellegrino può avere come meta finale Santiago, Roma, Gerusalemme, il Volto Santo di Lucca, il Santo Volto della Sindone, Loreto, Monte S. Angelo, S. Nicola di Bari, Lourdes, Fatima... le vie di Dio sono infinite e tali possono essere quelle del pellegrino. Sempre e in ogni caso però il suo cammino deve essere diretto ad una meta verso cui ha già lanciato il cuore, per raggiungere la quale ha fatto una promessa e dove potrà sciogliere il suo voto. La credenziale allora racconterà di questa meta precisa e decisa, racconterà della promessa e della speranza di raggiungerla; racconterà dei passi compiuti e delle delusioni; racconterà, a chi la saprà leggere e accogliere, di una chiamata di Dio.
La credenziale presenta il pellegrino ma non da’ ad esso nessun diritto. Esso potrà essere accolto negli ospitali cristiani che offrono ospitalità lungo le vie di pellegrinaggio nei modi, con i mezzi e negli spazi disponibili in ogni luogo, in eventuale condivisione fraterna con altri pellegrini. Il pellegrino è anche invitato a collaborare per garantire l’ordine e la pulizia del luogo dove viene ospitato e, secondo le proprie possibilità, a contribuire economicamente per il mantenimento della struttura.
La credenziale, nella quale saranno giorno per giorno raccolti i timbri che testimoniano il cammino compiuto, sarà prova del pellegrinaggio effettuato e servirà per ottenere, nei Santuari dove viene rilasciata, la certificazione del compiuto pellegrinaggio (a Santiago di Compostella la Compostella, a Roma il Testimonium – o Romea, ecc...).
Al rilascio della credenziale da parte della realtà ecclesiale il pellegrino dovrà essere informato dell’importanza e del valore di tale documento ed accettarne le condizioni.
NOTIZIE SUL CAMMINO LINK UTILI
IL CAMMINO
In cosa consiste il cammino? Quanto dura? Da dove si inizia? Perché si fa? Si può andare da soli? E' adatto a persone di tutte le età? Bisogna allenarsi?
Sono domande che si pone chi vuol fare il cammino – è ovvio – ma che chiunque può fare. Perché molto spesso suscita sorpresa sapere che esistono ancora persone che, nel terzo millennio, compiono un atto che ha sapore antico, che comunemente si ritiene ormai da tempo superato o caso mai attribuibile solo a persone pervase da fortissima tensione mistico/religiosa.
E impossibile trovare risposte che vadano bene per tutti e in tutti i casi. In genere ognuno ha una personale risposta, soprattutto alla domanda:
COS'E'?
Proviamo a dare una risposta, sia pure superficiale, alla domanda su cos’è il cammino. Potremmo dire semplicemente che è il ripercorrere un tratto della strada che porta alla tomba di San Giacomo e che, in oltre un millennio, hanno percorso milioni di persone.
Se è giusta questa definizione ne discende che il cammino deve essere fatto a piedi (o bicicletta, a cavallo) In secondo luogo non è determinabile quale e quanta strada percorrere: dipende da dove si proviene, dal tempo che si ha a disposizione. Neppure è rilevante la velocità del camminare, che dipende dalle proprie condizioni fisiche, ma anche dal proprio carattere, dagli interessi, dalle aspettative che si Sicuramente il cammino non è né dovrebbe essere interpretato come:
- un percorso codificato
- una marcia competitiva
- un itinerario turistico
PERCHE'?
Più difficile, direi impossibile, è definire quello che dovrebbe essere.
La semplice definizione che ho proposto contiene due elementi importanti: la valenza religiosa del pellegrinaggio e il contesto storico in cui si svolge. La prima è stata sin dall’origine essenziale, sia pure strettamente dipendente dal ruolo istituzionale e dalle funzioni di controllo sociale che la Chiesa ha storicamente svolto. Oggi questa motivazione non è più determinante, e comunque non è esclusiva.
parlando con molti pellegrini per conoscere le motivazioni che li avevano spinti ad intraprendere il cammino: Tutti mi hanno dato risposte un po' vaghe, come di chi non ha una pronta una risposta certa. Non pretendo che il mio giudizio sia assoluto, ma ho riscontrato che sono relativamente pochi i pellegrini che indicano motivazioni esclusivamente religiose. Le risposte più frequenti indicano motivi genericamente “spirituali”, il bisogno di trovarsi soli con se stessi, di poter riflettere, di allontanarsi dallo stress quotidiano, di misurarsi con se stessi in un’impresa ritenuta notevole sul piano fisico e ancor più su quello mentale. Altre risposte parlano di fascino derivante dalla storia del cammino, dai segni d’arte e di storia. Insomma, per concludere, le risposte non sono mai categoriche e indicano in genere un’insieme di motivazioni.
Di fronte a questa varietà di risposte ho tratto la convinzione che ogni pellegrino ha diritto di interpretare il cammino come crede: nelle motivazioni, nella scelta del percorso, nei tempi di percorrenza, nella quantità di energie da spendere, nel livello di sofferenza da accettare, nelle gratificazioni da ricercare. Perché la verità di cui tutti i pellegrini, alla fine, si rendono conto è che l’importanza del cammino non è rappresentata dalla meta che si raggiunge, ma è insita nel fare il cammino stesso.
Si Dice "una volta si andava sul cammino per salvare l'anima, ora ci si va per trovarla".
SOLI O IN COMPAGNIA?
La risposta non è affatto scontata e merita un approfondimento. Io ero partito da solo per fare il Camino Francés, ho incontrati poco dopo la partenza da Leon un andaluso, anche lui partito da solo. Pur nella diversità di età,dei nazionalità, di esperienza, di interessi ci siamo intesi alla perfezione e abbiamo fatto tutto il cammino assieme. A esperienza fatta posso dire che la compagnia arricchisce, anche perché nel cammino si vive in un microcosmo particolare, protetto, privo di stress e aggressività: ne segue che i rapporti interpersonali si sviluppano in un ambiente favorevole. C’è molto tempo per parlare, ed anche per starsene in silenzio. In compagnia si sopporta meglio la fatica, ci si aiuta nei momenti di difficoltà e di depressione: da soli tutto diventa più difficile.
qualcuno con il quale scambiare esperienze, o anche solo due parole.
e dal confronto con le esperienze dei molti pellegrini con i quali ho parlato, ho tratto queste opinioni:
1. se si ha un buon compagno di viaggio, ben conosciuto, affiatato, con il quale si condivide l'interesse per il cammino, simili capacità fisiche, simili esigenze, con il quale si è in grado di essere sinceri e manifestare senza remore i propri bisogni, allora la compagnia va bene; in caso contrario molto meglio soli: si evitano tensioni, incomprensioni, non si devono fare rinunce o sacrifici, ci si sente insomma più liberi. Stare soli in questo caso consente di seguire meglio i propri ritmi interiori, ascoltare meglio le voci che vengono dal di dentro, assecondare meglio le esigenze del proprio fisico e della propria mente.
2. se si fa il Camino Francés andar da soli è quasi preferibile, dato il numero elevato di pellegrini che si incontrano; essere soli consente di fare più facilmente amicizia, di aggregarsi senza problemi a gruppi di persone, per poi magari staccarsene dopo un giorno, dopo due, dopo dieci, con la facilità di incontro e con la provvisorietà dei rapporti che è così caratteristica del cammino. Avere un compagno di viaggio può creare obblighi di reciproca "fedeltà" che in alcune occasioni possono costituire un freno.
3. avere un compagno di viaggio non deve diventare comunque un limite; può capitare, e capita, di avere l'esigenza di stare un po' da soli, magari anche un'intera giornata: è segno di un rapporto equilibrato con il compagno prendersi e concedere questi momenti senza timore di offendere l'altro.
4. i percorsi più duri è meglio invece farli in compagnia (affiatata, s'intende), sia per vincere meglio il peso della solitudine, sia per affrontare meglio gli imprevisti (strade sbagliate, maltempo, mancanza di albergue, sicurezza).
5. nel Camino Francés non ci sono pericoli particolari che sconsiglino di camminare da soli, neppure se si tratta di donne: d'altra parte chiunque ha fatto il cammino può testimoniare quante siano le persone che intraprendono il camminano sole.
A QUALE ETA'?
Non esiste un'età privilegiata per fare il cammino: il cammino è per tutti, tutti lo possono fare, purché lo vogliano. Il requisito principale è la volontà forte, non un fisico bestiale. Si può quindi fare a tutte le età: naturalmente ciascuno, a seconda della propria preparazione e delle proprie forze, potrà fare più meno km al giorno. Ma questo è un altro problema, che vedremo a parte. Ora è importante avere chiaro e ribadire il principio che tutti possono fare il cammino, basta che lo vogliano.
Ho espresso mie convinzioni personali, frutto di esperienza personale verificata con quella di molti altri pellegrini. Rimangono pur sempre opinioni, soggettive e provvisorie.
Di seguito vi proponiamo altri siti che diffondono il valore del pellegrinaggio e la cultura jacopea.
LINK UTILI
Centro Italiano di Studi Compostellani (http://www.unipg.it/sdf/link/compos/santiago.htm)
Edizioni Compostellane (http://www.edizionicompostellane.com/)
Associazione Lombarda di Studi Jacopei
per il Ripristino degli Itinerari Compostellani, Romei e Ierosolimitani
(http://www.geocities.com/Athens/Olympus/5406/indexold.html)
Associazioni Amici del Cammino di Santiago sezione del Piemonte
(http://www.santiagopiemonte.org)
Il Portico della Gloria
(http://www.IlPorticodellaGloria.it)
Pellegrini e Vie di Pellegrinaggio (http://www.geocities.com/Athens/Olympus/5406/)
Associazione Triveneta
Amici di Santiago Sulle Antiche Vie dello Spirito – Monselice - Padova (http://www.amicidisantiago.it/)
Xacobeo - Xunta de Galicia
(http://www.xacobeo.es/2006/index.asp)
Iglesia Metropolitana de Santiago de Compostela (http://www.archicompostela.org/)
In cosa consiste il cammino? Quanto dura? Da dove si inizia? Perché si fa? Si può andare da soli? E' adatto a persone di tutte le età? Bisogna allenarsi?
Sono domande che si pone chi vuol fare il cammino – è ovvio – ma che chiunque può fare. Perché molto spesso suscita sorpresa sapere che esistono ancora persone che, nel terzo millennio, compiono un atto che ha sapore antico, che comunemente si ritiene ormai da tempo superato o caso mai attribuibile solo a persone pervase da fortissima tensione mistico/religiosa.
E impossibile trovare risposte che vadano bene per tutti e in tutti i casi. In genere ognuno ha una personale risposta, soprattutto alla domanda:
COS'E'?
Proviamo a dare una risposta, sia pure superficiale, alla domanda su cos’è il cammino. Potremmo dire semplicemente che è il ripercorrere un tratto della strada che porta alla tomba di San Giacomo e che, in oltre un millennio, hanno percorso milioni di persone.
Se è giusta questa definizione ne discende che il cammino deve essere fatto a piedi (o bicicletta, a cavallo) In secondo luogo non è determinabile quale e quanta strada percorrere: dipende da dove si proviene, dal tempo che si ha a disposizione. Neppure è rilevante la velocità del camminare, che dipende dalle proprie condizioni fisiche, ma anche dal proprio carattere, dagli interessi, dalle aspettative che si Sicuramente il cammino non è né dovrebbe essere interpretato come:
- un percorso codificato
- una marcia competitiva
- un itinerario turistico
PERCHE'?
Più difficile, direi impossibile, è definire quello che dovrebbe essere.
La semplice definizione che ho proposto contiene due elementi importanti: la valenza religiosa del pellegrinaggio e il contesto storico in cui si svolge. La prima è stata sin dall’origine essenziale, sia pure strettamente dipendente dal ruolo istituzionale e dalle funzioni di controllo sociale che la Chiesa ha storicamente svolto. Oggi questa motivazione non è più determinante, e comunque non è esclusiva.
parlando con molti pellegrini per conoscere le motivazioni che li avevano spinti ad intraprendere il cammino: Tutti mi hanno dato risposte un po' vaghe, come di chi non ha una pronta una risposta certa. Non pretendo che il mio giudizio sia assoluto, ma ho riscontrato che sono relativamente pochi i pellegrini che indicano motivazioni esclusivamente religiose. Le risposte più frequenti indicano motivi genericamente “spirituali”, il bisogno di trovarsi soli con se stessi, di poter riflettere, di allontanarsi dallo stress quotidiano, di misurarsi con se stessi in un’impresa ritenuta notevole sul piano fisico e ancor più su quello mentale. Altre risposte parlano di fascino derivante dalla storia del cammino, dai segni d’arte e di storia. Insomma, per concludere, le risposte non sono mai categoriche e indicano in genere un’insieme di motivazioni.
Di fronte a questa varietà di risposte ho tratto la convinzione che ogni pellegrino ha diritto di interpretare il cammino come crede: nelle motivazioni, nella scelta del percorso, nei tempi di percorrenza, nella quantità di energie da spendere, nel livello di sofferenza da accettare, nelle gratificazioni da ricercare. Perché la verità di cui tutti i pellegrini, alla fine, si rendono conto è che l’importanza del cammino non è rappresentata dalla meta che si raggiunge, ma è insita nel fare il cammino stesso.
Si Dice "una volta si andava sul cammino per salvare l'anima, ora ci si va per trovarla".
SOLI O IN COMPAGNIA?
La risposta non è affatto scontata e merita un approfondimento. Io ero partito da solo per fare il Camino Francés, ho incontrati poco dopo la partenza da Leon un andaluso, anche lui partito da solo. Pur nella diversità di età,dei nazionalità, di esperienza, di interessi ci siamo intesi alla perfezione e abbiamo fatto tutto il cammino assieme. A esperienza fatta posso dire che la compagnia arricchisce, anche perché nel cammino si vive in un microcosmo particolare, protetto, privo di stress e aggressività: ne segue che i rapporti interpersonali si sviluppano in un ambiente favorevole. C’è molto tempo per parlare, ed anche per starsene in silenzio. In compagnia si sopporta meglio la fatica, ci si aiuta nei momenti di difficoltà e di depressione: da soli tutto diventa più difficile.
qualcuno con il quale scambiare esperienze, o anche solo due parole.
e dal confronto con le esperienze dei molti pellegrini con i quali ho parlato, ho tratto queste opinioni:
1. se si ha un buon compagno di viaggio, ben conosciuto, affiatato, con il quale si condivide l'interesse per il cammino, simili capacità fisiche, simili esigenze, con il quale si è in grado di essere sinceri e manifestare senza remore i propri bisogni, allora la compagnia va bene; in caso contrario molto meglio soli: si evitano tensioni, incomprensioni, non si devono fare rinunce o sacrifici, ci si sente insomma più liberi. Stare soli in questo caso consente di seguire meglio i propri ritmi interiori, ascoltare meglio le voci che vengono dal di dentro, assecondare meglio le esigenze del proprio fisico e della propria mente.
2. se si fa il Camino Francés andar da soli è quasi preferibile, dato il numero elevato di pellegrini che si incontrano; essere soli consente di fare più facilmente amicizia, di aggregarsi senza problemi a gruppi di persone, per poi magari staccarsene dopo un giorno, dopo due, dopo dieci, con la facilità di incontro e con la provvisorietà dei rapporti che è così caratteristica del cammino. Avere un compagno di viaggio può creare obblighi di reciproca "fedeltà" che in alcune occasioni possono costituire un freno.
3. avere un compagno di viaggio non deve diventare comunque un limite; può capitare, e capita, di avere l'esigenza di stare un po' da soli, magari anche un'intera giornata: è segno di un rapporto equilibrato con il compagno prendersi e concedere questi momenti senza timore di offendere l'altro.
4. i percorsi più duri è meglio invece farli in compagnia (affiatata, s'intende), sia per vincere meglio il peso della solitudine, sia per affrontare meglio gli imprevisti (strade sbagliate, maltempo, mancanza di albergue, sicurezza).
5. nel Camino Francés non ci sono pericoli particolari che sconsiglino di camminare da soli, neppure se si tratta di donne: d'altra parte chiunque ha fatto il cammino può testimoniare quante siano le persone che intraprendono il camminano sole.
A QUALE ETA'?
Non esiste un'età privilegiata per fare il cammino: il cammino è per tutti, tutti lo possono fare, purché lo vogliano. Il requisito principale è la volontà forte, non un fisico bestiale. Si può quindi fare a tutte le età: naturalmente ciascuno, a seconda della propria preparazione e delle proprie forze, potrà fare più meno km al giorno. Ma questo è un altro problema, che vedremo a parte. Ora è importante avere chiaro e ribadire il principio che tutti possono fare il cammino, basta che lo vogliano.
Ho espresso mie convinzioni personali, frutto di esperienza personale verificata con quella di molti altri pellegrini. Rimangono pur sempre opinioni, soggettive e provvisorie.
Di seguito vi proponiamo altri siti che diffondono il valore del pellegrinaggio e la cultura jacopea.
LINK UTILI
Centro Italiano di Studi Compostellani (http://www.unipg.it/sdf/link/compos/santiago.htm)
Edizioni Compostellane (http://www.edizionicompostellane.com/)
Associazione Lombarda di Studi Jacopei
per il Ripristino degli Itinerari Compostellani, Romei e Ierosolimitani
(http://www.geocities.com/Athens/Olympus/5406/indexold.html)
Associazioni Amici del Cammino di Santiago sezione del Piemonte
(http://www.santiagopiemonte.org)
Il Portico della Gloria
(http://www.IlPorticodellaGloria.it)
Pellegrini e Vie di Pellegrinaggio (http://www.geocities.com/Athens/Olympus/5406/)
Associazione Triveneta
Amici di Santiago Sulle Antiche Vie dello Spirito – Monselice - Padova (http://www.amicidisantiago.it/)
Xacobeo - Xunta de Galicia
(http://www.xacobeo.es/2006/index.asp)
Iglesia Metropolitana de Santiago de Compostela (http://www.archicompostela.org/)
SPOSTAMENTI AEREO E TRENO
VOLI AEREI
10 luglio 2010 andata
costo volo andata e ritorno Genova/Madrid euro 182
Genova (GOA) - Madrid-Barajas (MAD)
7:00 09:05
IBERIA Numero del volo IB8901;
RITORNO
27 luglio 2010
SANTIAGO DE COMPOSTELA MADRID
Partenza
27/07/2010
Iberia Airlines: Volo 551
Santiago De Compostela (SCQ) 17:45
Arrivo
Madrid Barajas (MAD) 18:50
Classe: economy euro 149
Madrid-Barajas (MAD) - Genova (GOA)
IBERIA Numero del volo IB8900;
MADRID LEON TRENO
PARTENZA
MADRID stazione Chamartin
R EXSPRES 18003 H.14,30
ARRIVO
LEON H.18,56
20:30 22:35
15/04/10
TAPPE DEL CAMMINO DA PERCORRERE:ALBERGHI E RIFUGI LUNGO IL CAMMINO
TAPPE DEL CAMMINO DA PERCORRERE:
Leon/Villandangos del Paramo Km.22
Villadangos del Paramo/Astorga Km.26
Astorga/Rabanal del Camino Km.20
Rabanal del Camino/Molinaseca Km.25
Molinseca/Cacabelos Km.22
Cacabelo/Trabadelo Km.27
Trabadelo/O Cebreiro Km.20
Trabadelo/Samos Km.30
Samos/Barbadelo Km.16
Barbadelo/Portomarin Km.20
Portomarin/Palas do Rei Km.24
Palas do Rei/Arzua Km.29
Arzua/ Arca Km.19
Arca/Santiago de Compostela Km 20
Da Santiago raggiungeremo Capo Finisterra con il bus
ALBERGHI E RIFUGI LUNGO IL CAMMINO
Leon:suore Benedettine 100 posti donativo
Villadangos de Paramo:Comunale 80 posti 2 euro
Astorga:Comunale 200 posti 2 euro
Rabanal del Cammino:Confraternita di S.James 46 posti
Molinaseca:Comunale 85 posti 4 euro
Cacabelos:Parrocchiale 70 posti 4 euro
Trabadelo:Privato 28 posti 6 euro
Samos:Convento 60 posti donativo
Barbadelo:Privato 18 posti donativo
Portomarin:Comunale 160 posti donativo
Palas do Rey:Comunale 80 posti donativo
Arzua:Comunale 45 posti donativo
Arca:Comunale 130 posti donativo
Santiago de Compostela
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